Le tradizioni: il carnevale, i Candelieri e la Settimana Santa.
La Sardegna è un luogo di emozioni indimenticabili che attraggono durante l’arco dell’anno visitatori provenienti da tutto il mondo.
Le sue feste e le sue sagre si differenziano da quelle delle altre regioni mostrando profondi legami con il misterioso e originale passato dell’isola.
“Su Carrasecare” ad Alghero
Alghero è nota per i festeggiamenti, tra i coriandoli colorati, del carnevale tradizionale sardo chiamato “Su Carrasecare”.
Nel mese di febbraio numerosi gruppi originari dei vari paesi dell’isola sfilano per ore nelle vie del centro storico, indossando costumi locali e divertendo i tantissimi spettatori presenti. Tra le note maschere sarde che si possono riconoscere vi sono i Mamuthones, gli Issohadores, i Boes, i Merdules e i Thurpos.
La maggior parte di queste maschere ricordano gli antichi pastori della zona interna dell’isola, chiamata Barbagia, e la loro secolare lotta contro i saraceni o altri invasori stranieri.
Secondo vari studiosi di tradizioni popolari i costumi indossati durante la sfilata, spesso aventi fattezze spaventose e bestiali, sono stati creati per volontà del popolo, che desiderava rappresentare il bue, la pecora e il suo pastore, accentuandone gli aspetti. Durante la sfilata i protagonisti mascherati imitano la pratica dell’addomesticamento dell’animale, proprio come avveniva e talvolta avviene ancora oggi in tutte le zone dedite alla pastorizia.
Il bue in particolare era una delle principali fonti di sostentamento per i pastori, che lo adoravano, ma lo assoggettavano al loro volere.
Osservando il carnevale tradizionale sardo si può anche intuire l’influenza di antichi riti greci legati alla fertilità del suolo e al buon augurio del raccolto, come avviene in altre manifestazioni pagane e religiose del Mediterraneo.
Il costume sardo più caratteristico è quello del Mamuthones, in pelle di pecora conciata a mano, con il volto coperto da una grande maschera nera di legno e il dorso appesantito da 25 kili di chiassosi campanacci.
L’assordante suono e le urla degli uomini mascherati divertono i passanti che lanciano lunghe stelle filanti, bevono il gustoso vino offerto nei carri e mangiano le caratteristiche lunghe frittelle.
La Sartiglia a Oristano
Nel mese di marzo ad Oristano, ad ovest dell’isola, si festeggia la Sartiglia.
Il rito risale al XVII secolo e il suo nome deriva dallo spagnolo “sortija” e dal latino “sorticula”, che significa anello.
La festa carnevalesca inizia con la scelta tra la popolazione di un re, chiamato “Su Componidori”, che viene vestito di stoffe pregiate e mascherato nel viso per affrontare un’importante gara a cavallo. I cavalieri devono infilare la loro spada nell’anello di una stella appesa ad un nastro colorato dopo una veloce corsa sul loro destriero. Il numero delle stelle infilate indicherà l’abbondanza del raccolto agricolo di quell’anno.
Il re della gara, “Su Componidori”, non è una maschera scherzosa o ironica, bensì una figura aristocratica e raffinata, simbolo di un benessere economico acquisito.
Solitamente, tra la folla, spiccano i vivaci colori degli abiti dei cavalieri e le rose rosse e d’oro che decorano i cavalli.
La gara è accompagnata dal rullio dei tamburi e dalle voci emozionate degli spettatori che creano un’atmosfera magica e festosa.
Il Carnevale a Tempio Pausania
Anche sul Monte Limbara, in una cittadina chiamata Tempio Pausania, si svolge un periodo di grande divertimento nei giorni principali del carnevale.
La gente mascherata scende nelle strade cittadine sfilando sopra carri allegorici e danzando sfrenatamente. Alla fine del carnevale un enorme pupazzo, chiamato re Giorgio, viene bruciato in piazza fra le urla festose dei manifestanti.
A Sassari estremamente interessante è la sfilata che si svolge il 14 agosto, chiamata “La discesa dei Candelieri”.
Una processione di danzatori trasporta per le principali via della città dei grandi ceri simbolici, che rappresentano i vecchi mestieri della città. I ceri sono pesanti e di grandi dimensioni, vengono sollevati e trasportati da uomini robusti, chiamati candelieri, in onore della Madonna che ha salvato la popolazione dalla peste del 1500.
La festa di Sant’Efisio a Cagliari
La festa di Sant’Efisio è la festa religiosa più importante della Sardegna.
Si svolge a Cagliari il 1 maggio e come nella “Cavalcata” di Sassari e in quella del “Redentore” di Nuoro, vengono coinvolti gruppi folcloristici in costume provenienti da tutta l’isola.
Si narra che nel 1652 divampò a Cagliari una terribile pestilenza che sembrava inarrestabile e che fece morire tantissime persone.
Il comune di Cagliari, non sapendo come risolvere il problema, nel 1656 si rivolse alla statua del santo, promettendogli di celebrare ogni anno una festa in suo onore se avesse sconfitto la peste. Dopo alcuni giorni ci furono abbondanti piogge che eliminarono la malattia. Il popolo ne attribuì il merito al santo e da allora ogni anno si celebrò la festa in onore di Sant’Efisio.
La Settimana Santa ad Alghero
Di origine religiosa è anche la Settimana Santa, che si tiene a marzo ad Alghero. Si tratta di un momento di grande suggestione e di autentica fede religiosa di origine Catalana. Nella notte, al silenzio della preghiera, un Cristo ligneo di origine spagnola di estrema bellezza viene portato nel suo sepolcro in attesa della resurrezione.
Festa di San Gavino a Porto Torres
Vicino ad Alghero, nella città di Porto Torres, il giorno successivo alla ricorrenza della “Pentecoste”, si celebra un’altra famosa festa dedicata al martire San Gavino.
Gavino era un antico soldato romano che venne ucciso dai propri superiori a causa della sua conversione al Cristianesimo e a cui si attribuirono nei secoli successivi vari miracoli e guarigioni da malattie.
Nel giorno di San Gavino il paese è in festa con spettacoli e manifestazioni culturali di grande interesse.
Durante la sera si svolge una delle processioni religiose più partecipate della Sardegna con fedeli provenienti da tutte le località dell’isola.